ho il dono della sintesi ma non quello della diplomazia.
Ecco cosa ho capito del TTP, l’accordo commerciale tra EU e USA.
I produttori europei vogliono vendere più negli USA. Perché questo sia possibile chiedono una riduzione dei dazi doganali in modo che il prezzo finale possa abbracciare una fascia più ampia di consumatori.
Giustamente gli USA chiedono una contropartita: d’altra parte se i cittadini americani comprano prodotti europei perché li trovano a prezzi più contenuti che nel passato, chi comprerà i prodotti statunitensi? Parte di essi certamente l’Europa.
Parlando di cibo arrivano le dolenti note.
L’Italia esporterebbe , dopo questo trattato, più prodotti di eccellenza, super-certificati, con filiera leggibile ed etichette approvate. Gli Americani avranno qualcosa di buono con cui nutrirsi, qualcosa certificato e sicuro. Healthy, per usare un loro aggettivo.
E gli Italiani, cosa avranno sui banchi del supermercato?
Il dubbio che sorge, come ci fa capire il programma Report di domenica 19 ottobre, è che la contropartita richiesta dagli USA sia poter esportare carne con etichettatura “alta qualità” senza che questa “alta qualità” corrisponda agli standard italiani di rintracciabilità e controllo. Insomma alla qualità a cui siamo abituati.
Avremmo sui banchi dei supermercati, carne bovina gonfiata in Iowa a suon di ormoni accanto alla Chianina, o alla Maremmana o a qualsiasi altra carne che richieda un disciplinare di produzione una serie di controlli rigidissimi.
Cioè: probabilmente in Italia avremmo più produzione e molta meno salute.
E anche un po’ di presa di giro.
Ci stanno trattando come bestie da macello?
Lo sanno i nostri politici quello che stanno facendo?
Lo sanno che stanno dando il il via all’ avvelenamento collettivo delle generazioni future?
Noi, singoli individui, che possiamo fare? Sciopero della fame????
I produttori europei vogliono vendere più negli USA. Perché questo sia possibile chiedono una riduzione dei dazi doganali in modo che il prezzo finale possa abbracciare una fascia più ampia di consumatori.
Giustamente gli USA chiedono una contropartita: d’altra parte se i cittadini americani comprano prodotti europei perché li trovano a prezzi più contenuti che nel passato, chi comprerà i prodotti statunitensi? Parte di essi certamente l’Europa.
Parlando di cibo arrivano le dolenti note.
L’Italia esporterebbe , dopo questo trattato, più prodotti di eccellenza, super-certificati, con filiera leggibile ed etichette approvate. Gli Americani avranno qualcosa di buono con cui nutrirsi, qualcosa certificato e sicuro. Healthy, per usare un loro aggettivo.
E gli Italiani, cosa avranno sui banchi del supermercato?
Il dubbio che sorge, come ci fa capire il programma Report di domenica 19 ottobre, è che la contropartita richiesta dagli USA sia poter esportare carne con etichettatura “alta qualità” senza che questa “alta qualità” corrisponda agli standard italiani di rintracciabilità e controllo. Insomma alla qualità a cui siamo abituati.
Avremmo sui banchi dei supermercati, carne bovina gonfiata in Iowa a suon di ormoni accanto alla Chianina, o alla Maremmana o a qualsiasi altra carne che richieda un disciplinare di produzione una serie di controlli rigidissimi.
Cioè: probabilmente in Italia avremmo più produzione e molta meno salute.
E anche un po’ di presa di giro.
Ci stanno trattando come bestie da macello?
Lo sanno i nostri politici quello che stanno facendo?
Lo sanno che stanno dando il il via all’ avvelenamento collettivo delle generazioni future?
Noi, singoli individui, che possiamo fare? Sciopero della fame????
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