Un altro assaggio delle mie esperienze in Maine.
Il libro Astici & Mirtilli, della Collana Ricettacoli, edito da Effequ, sarà in edicole e librerie dall'inizio di luglio.
Il libro Astici & Mirtilli, della Collana Ricettacoli, edito da Effequ, sarà in edicole e librerie dall'inizio di luglio.
Il primo titolo era “Esperienza in Maine”. Non
era un titolo vero, solo una nota di promemoria nella cartella di files dove ho
raccolto cronache, racconti, foto, menu della mia esperienza di tre estati come
personal chef in questo posto ancora incantato.
Scrivo “ancora” perché il Maine, Stato a nord
Est degli Stati Uniti, al confine con il Canada, è uno dei luoghi che sono
rimasti “diversi” dal resto dell’America.
Ciò che mi ha colpito nei miei viaggi in America
è la Natura imponente e selvaggia: metti un piede fuori dai centri abitati e ti
puoi imbattere in un puma, un grizzli, un alligatore, un serpente velenoso,
squali…. Ma le città…. Le città…. Devi proprio ricordarti dove ti trovi. I
deja’ vu sono frequenti perché in ogni città ci sono zone assolutamente uguali
le une alle altre. Un quadrivia con semaforo? Ce ne sono di alcuni tipi. Uno
frequente è: Starbuck Coffee su un angolo, Valgreen Pharmacy di fronte; agli
angoli opposti Publix e Mc Donald’s. Quadrivie così - stessa architettura,
colori e dimensioni - ce ne possono essere molte nella stessa città ed
esattamente uguali ad altre città. Quindi non vanno prese come segno per
orientarsi.
No nel Maine. Specialmente no a Mount Desert
Island, l’isola a forma di guantone da baseball all’ interno dell’Acadia Park,
la riserva naturale istituita per volere e col supporto della famiglia
Rockfeller negli anni venti.
Qui le donne vanno a raccogliere mirtilli e
lamponi, ne fanno marmellate dense e scure che niente hanno a che vedere con le
gelatine mollicce e trasparenti dei supermercati. Qui le donne fanno le “pies”
come quelle di Nonna Papera.
Qui hanno una cucina tradizionale e tra i prodotti tipici c’è il “Lobster”,
cioè l’astice rosso presente in quantità (è il caso di dirlo) oceaniche; il
“Maple syrup”, cioè lo sciroppo d’acero; i piccoli frutti di bosco.
Non hanno olio di oliva. Che io ho portato
regolarmente dalla mia Toscana ogni volta che sono andata, per fondere insieme
i loro profumi e i nostri.
Il
2007 è la mia terza estate in Maine.
Quando
avevo messo per la prima volta i piedi su questa terra, due anni prima,
all’aeroporto di Bangor c’era ad aspettarmi una delle coppie più simpatiche che
abbia conosciuto.
Berno e Laura Hamilton mi hanno accolto nella loro casa, un
cottage magico dietro una file di pini sul fiordo di Sommes Sound. Berno mi
ha “scarrozzato” per l’isola sulla sua convertibile d’epoca, lungo strade
che tagliano foreste magnifiche e improvvisamente si aprono su vedute di
specchi d’acqua che tolgono il fiato, talvolta “imbrillantati” dalle barche
colorate dei pescatori di astici nelle insenature dell’oceano, talvolta dalle
tenere ninfee nei laghi di montagna. Non riconoscevo mai quale tipo di acqua
fosse, l’acqua che inaspettatamente trovavo davanti a me alla fine di una
discesa o accanto a me, a malapena visibile nell’ intrico di grossi tronchi:
cioè non sapevo se fosse acqua dolce o acqua di mare, tanto le coste sono
frastagliate e le acque entrano nella terraferma con bizzarri ghirigori. Il
posto che mi apprestavo a scoprire si stava rivelando popolato di cervi, di
fate, di folletti, di farfalle, di fiori mai visti prima e dai colori
straordinariamente vividi, quasi fluorescenti. E poi colibrì e grandi aquile. È
stato lì che ho cominciato ad innamorarmi dell’America e della sua Natura
gloriosa.
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