ACQUERELLO E VIN NOVO


Sembra vino ma non lo è.
Questo è Acqurello ,come lo chiamano in Val di Chiana.
Al Giglio lo chiamano Vinella.

Si raccoglie l'uva, si schiaccia. Si mette a fermentare. Dopo una decina di giorni, quando parte degli zuccheri si sono trasformati e la fermentazione è a buon punto, si "svina", cioè si estrae il vino dal fondo. Poi il vino farà il suo corso.
Ma cosa si fa dell'uva schiacciata e dei "grancigli", cioè dei raspi?
Si va a prendere acqua di montagna.
Max è andato sulla montagna di Cortona, a Sant'Egidio. Ha preso l'acqua alla sorgente. 
Ci vuole acqua fine e pura di montagna, dice Max.
Dopo questa gita su in montagna, si versa l'acqua sui "grancigli". La fermentazione ricomincia. Dopo qualche giorno, si estrae il nuovo prodotto, sempre dal basso. 
Questo è l'acquerello, leggero, fresco, più tannico del vino, ma a bassissimo contenuto alcolico.
Max dice che, quando si doveva davvero tirare la cinghia, poteva accadere che l'acqua fosse versata sui grancigli molte volte fino ad avere un risultato davvero inconsistente sotto Natale. Ma i tempi erano così.
E cosa si fa col Vin Novo?


Si arrostiscono le castagne, che maturano più o meno nello stesso periodo del Vin Novo. Si avvolgono in uno straccio e si strapazzano un po', cosicché si sbuccino facilmente e rimangano calde.
Poi si mettono dentro un bicchiere di Vin Novo, che si riscalderà
Niente di meglio per le prime giornata autunnali.

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