Sinonimi
e contrari spesso coincidono nella percezione soggettiva del loro significato.
La
Lingua Italiana ci offre un vasto spettro di sinonimi il cui significato sfuma,
cambia tono, rendendosi adatto alla impressione che noi vogliamo dare di un
aggettivo. Come a dire: la Lingua Italiana si adatta alle percezione
individuale delle cose.
Preso
un aggettivo (che metteremo al centro) se ne possono elencare una serie di
sinonimi il cui significato sfuma in maniera positiva e negativa nelle due
direzioni opposte (evito di definire quale delle due direzioni sia la positiva
e quale la negativa, perché anche questo fa parte della percezione
individuale).
Esempio
1:
Vile
(perché un “moderato” può essere uno che non ha il coraggio di….)
Sleale
Timoroso
(o timorato- anche qui c’è una sottile sfumatura)
Ignavo
Ipocrita
Mediocre
Incline
al compromesso
Indeciso
Indeterminato
Moderato (è in grassetto come parola
centrale, ma non ha valore di obiettività)
Mediatore
Collaborativo
Rispettoso
Tollerante
Solidale
Paciere
Pacifista
Tonto
(perché un “moderato” può essere uno che non si rende conto delle colpe di…)
Una
persona che definisce se stessa “moderata” è vista dall’ altro, dagli altri, con
una diversa scala di moderazione, verso il basso o verso l’alto. La percezione
della quantità e qualità della “moderazione” di quella persona è soggettiva
dell’individuo, ed è relativa alla propria indole. Una persona “moderata” è
vista “ipocrita” da una persona sleale, e “indeterminata” da una persona solidale.
La stessa persona che giudica se stessa “moderata” può non esserlo affatto, o
esserlo sotto-tono o sopra-tono. L’indole personale è ciò che ci vieta un
giudizio obiettivo delle cose.
Un
“moderato” può manifestarsi sia come “indeterminato”, cioè qualcuno che non ha
un’idea precisa, sia come “collaborativo” (non capisco, ma mi adeguo – sto coi
frati e zappo l’orto). Ragione per la quale l’aggettivo “moderato” diventa
sinonimo sia di “vile” che di “tonto”.
Esempio
2:
Tonto
Distratto
Ignaro
(santarellino?)
Innocente
Ignorante
Incompetente
Incolto
Asino
Siamo
“Uno, nessuno, centomila”: ognuno di noi ha una faccia diversa per ognuna delle
persone che conosce. E ognuno di noi si comporta in maniera diversa con ognuna
delle persone che conosce, ricevendo da ognuna un diverso “feedback”, cioè una
risposta – o un’impressione – di ritorno.
L’obiettività
non esiste, quindi non fatevene un cruccio. Innocente può essere sinonimo sia
di “ignorante” che, nuovamente, di “tonto”.
Tonto
Astratto
Creativo
Sognatore
Utopico
( fa solo buchi nell’acqua)
Illuso
( l’ottimista è definito così sia da un irriducibile pessimista, sia da chi
intende
demoralizzarlo per metterlo da
parte)
Idealista
Ottimista
Realizzante (un ottimista non lo è necessariamente)
Concreto
Vado
avanti con un altro esempio di come le parole, e con loro le persone, possono
essere rispettivamente giudicanti e giudicate, evitando stavolta la parola
“centrale”.
Demoralizzato
Demotivato
Disilluso
Rassegnato
Pigro
Abulico
Accidioso
Apatico
Viziato
Indolente
Svogliato
Menefreghista
(che può includere egoista ed egocentrico)
Ignavo
Cinico
Ricorrenti
nel nostro Paese – e nel nostro piccolo paese – sono frasi come:
-
Non ci
pensano gli altri e dovrei pensarci io? –
-
Chi ha
il potere pensa solo a quello, al potere. Che cambia che io faccia qualcosa?
-
Perché,
cosa credi tu, che qualcuno ti ascolti? –
-
Ma
perché, se vincono gli altri cambierà qualcosa? –
-
Ma tu
sei di fuori, se pensi che io mi metta a combatter con questa gente qui! –
-
Io me
ne sto a casa a mia e mi faccio i fatti miei –
A
ognuna delle persone che pronunci una frase simile può essere abbinato
indifferentemente uno degli aggettivi sopra. L’assegnazione dipende, non
essendo un fatto oggettivo, dalla persona che dà il giudizio. Si può essere
comprensivi e quindi “comprendere” lo stato d’animo di una persona che si sente
perdente (qui bisognerebbe aprire un altro capitolo su come la pressione
psicologica viene usata nel sociale proprio con questo scopo: far sentire le
persone “perdenti”, quindi impaurite, quindi incapaci di reazione, quindi
passive nell’ accettazione rassegnata che è bene “non fare” o, nei casi estremi
“ubbidire” pur di non perdere ciò che ancora non si è perduto. Il regista
americano Michael Moore è maestro in questo ) ed attribuirle l’aggettivo
“demoralizzato”. Si può essere fieri e “scafati” e attribuire alla stessa
persona l’aggetto di menefreghista. Seguendo questa linea sinonimi e contrari
arrivano a toccarsi e chiudono il cerchio.
Il
fatto – oggettivo purtroppo – che mi ha fatto soggettivamente stupire e anche
intimorire, è che gli aggettivi dell’ultima lista possono non oggettivamente ma
indifferentemente essere attribuiti ai
giovani del nostro Paese e del nostro piccolo paese.
Stupita
e intimorita perché per antonomasia – e per forza naturale – la gioventù è il
periodo della vita in cui si ha grinta e quel tantino di incoscienza necessaria
per essere ribelli, e ancora sufficientemente speranza nel prossimo e nel
futuro da costruire coesione e cooperazione.
Possibile
che i nostri giovani siano demoralizzati e ignavi a tal punto da non
partecipare neanche minimamente al loro stesso futuro?
Possibile
che siano interessati solo alla play station e alle sfilate di moda?
Come
abbiano fatti diventare i nostri figli?
Devo
credere che sia così o è soltanto un estremo timore di esporsi che li blocca?
Paura del giudizio negativo sulle idee che hanno? Idee astratte – prese dal
mondo Platonico delle Idee – che invece potranno dimostrarsi concrete?
Se
non si riesce a scalzare chi non ascolta, forse è perché non si ha voce
abbastanza grossa per farci ascoltare. Ma anche allo stadio si va in gruppo per
far arrivare il tifo ai giocatori in campo.
Poche
cose si fanno da soli. Non necessariamente le migliori o le più divertenti……….
Aspetto
una provocazione sul ricorrente “tonto”.
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